(CAVALIERI MARVEL)
N° 102
SIN CITY
1.
Una volta si diceva che per mettere seriamente nei pasticci un uomo
bastava farlo trovare a letto con una ragazza morta od un ragazzo vivo. Il
ragazzo vivo è stato sdoganato da tempo ormai, a meno che non sia sotto una
certa età, quanto alla ragazza morta… beh, quella è ancora un’altra storia.
Mi sveglio con uno
strano sapore in bocca e sulle prime non mi rendo conto di dove mi trovo. Non è
una sensazione nuova per me: in passato mi è capitato di esagerare col whiskey
e con la birra e risvegliarmi in un posto sconosciuto senza sapere come e
quando ci sono arrivato. Non era nemmeno raro ritrovarmi nel letto una bella
sconosciuta, proprio come stavolta. Tutto questo, però, appartiene al passato:
ora, come suol dirsi, ho messo la testa a posto.
Metto a fuoco la
scena: questa non è la camera da letto del mio appartamento in cima al
Coliseum, beneficio collaterale dell’essere capo della sicurezza di uno dei più
grossi casinò di Las Vegas, e nemmeno quella di Suzy Berengetti, proprietaria
del suddetto casinò con cui divido il letto piuttosto spesso. Come sono
arrivato qui? E dov’è qui? La ragazza che se ne sta ancora addormentata
nell’altro lato del letto ha indubbiamente delle risposte da darmi
Allungo la mano verso la ragazza le mani dicendo;
-Ehi, baby, cosa…-
Non termino la
frase, sento qualcosa di denso e vischioso tra le dita, qualcosa che riconosco
con sorpresa ed una punta di orrore. Il corpo della ragazza scivola sulla
schiena mostrando la gola tagliata da parte a parte. Solo ora mi rendo conto
che il lenzuolo dal suo lato è zuppo del suo sangue e che nel breve spazio che
ci divide c’è un rasoio affilato.
Prima che possa
fare qualsiasi cosa, la porta si spalanca ed entrano due poliziotti, un uomo ed
una donna, con le pistole spianate.
-Fermo!- urla l’uomo -Mani bene in alto!-
La poliziotta, una
bella ragazza dalla pelle ambrata, guarda verso il letto e sembra stare per
vomitare. Deve fare essere fresca di accademia e non avvezza a certi spettacoli
ma devo darle atto che non cede.
-Wyler, chiama la Omicidi e il Medico Legale. Direi che qui c’è lavoro
per loro.- le ordina il poliziotto anziano.
-Subito Mike.- replica lei prendendo la radio dalla cintura.
Il poliziotto mi si avvicina e dice:
-In piedi… lentamente.-
Obbedisco riuscendo
ad alzarmi pur tenendo le mani alzate. Abbozzo un sorriso e chiedo:
-Posso vestirmi? Almeno le mutande ed i pantaloni. Sarebbe imbarazzante
starmene nudo ed ammanettato davanti a tutti, non crede, Agente?-
Lui serra la
mascella, poi annuisce.
-Rapido.- dice infine -Ti teniamo d’occhio.-
-Spero che lo spettacolo sia di vostro gradimento.-
Mi guardano storto,
non li biasimo: la mia lingua sa essere più veloce del cervello a volte… beh,
diciamo spesso.
-Perché l’hai fatto?- mi chiede lui -Perché l’hai ammazzata? Sei uno di
quei pervertiti che hanno bisogno di uccidere per eccitarsi o lei ha detto
qualcosa che ti ha fatto che perdere la ragione?-
-Io non ho ucciso nessuno.- replico mentre mi infilo le scarpe.
Ma ne sono davvero
sicuro? Quando ero nell’Esercito, tanti anni fa, ho ucciso un mio superiore
perché aveva dato un ordine che non mi piaceva e la notte scorsa ero come minimo
ubriaco fradicio, anche se è strano a pensarci bene, e se avessi davvero perso
il controllo? Un pensiero mi attraversa il cervello.
-Come mai siete qui?- chiedo ai due poliziotti.
-Ci hanno chiamato.- risponde la ragazza -Qualcuno ha detto di aver sentito
rumori e urla venire da questa stanza.-
Il suo collega la fulmina con lo sguardo. Ha
ragione: non avrebbe dovuto rispondermi.
-Una chiamata di chi?-
Stavolta non
rispondono ma qualcosa nel loro sguardo mi basta.
-Anonima.- borbotto -Capisco.-
Capisco veramente:
magari chi ha chiamato era solo un cittadino abbastanza coscienzioso da
avvertire la Polizia ma non abbastanza da voler essere coinvolto o magari
voleva semplicemente attribuire il delitto da lui compiuto al perfetto capro
espiatorio ovvero il sottoscritto.
Ho finito di mettermi qualcosa addosso e Mike mi si
avvicina per ammanettarmi i polsi dietro la schiena mentre la sua partner mi
tiene sotto mira. Mi muovo rapidamente e gli sferro una gomitata all’addome,
poi mi giro e lo colpisco al mento con un uppercut. Si affloscia a terra. Gli
farà male la mascella per un bel po’ ma non avevo scelta. Non mi soffermo
troppo a dispiacermi per lui. Con un calcio rotante disarmo l’Agente Wyler e
prima che possa fare una sola mossa le stringo la gola. Pochi secondi e si
affloscia anche lei. No, tranquilli: non l’ho uccisa ma resterà priva di sensi
per un po’.
Ora non ho tempo da perdere. Tra poco arriveranno
altri poliziotti e per allora devo essere già lontano. Devo farlo se voglio
avere una possibilità di scoprire chi ha ucciso quella poveretta ed ha voluto
incastrarmi per il suo omicidio.
Mi chiamo Sean Clinton McIntyre e sono appena
diventato un fuggiasco.
Il
mirino inquadra perfettamente i due uomini che si stanno baciando e spogliando
freneticamente nell’attico dall’altra parte della strada.
Mi
dispiace piccioncini, pensa la donna mentre accarezza il grilletto del suo
fucile HK417 20" dotato di puntatore ottico ed
equipaggiato con proiettili calibro 7,62 × 51 mm NATO rivestiti di metallo con una velocità di più di
mille metri al secondo, un’arma da cecchino, il suo scopo dichiarato è uno
solo: uccidere esseri umani ed è in grado di farlo da grande distanza. In
questo momento in canna c’è un singolo proiettile, un proiettile speciale
rivestito da un metallo sintetico estremamente raro ma anche una delle poche
cose letali per uno dei due uomini inquadrati dal mirino telescopico: snello,
attraente, dai lineamenti che rivelano ascendenze asiatiche, è un mutante che
si fa chiamare Daken. La natura lo ha dotato di un fattore di guarigione
analogo a quello del suo padre naturale, Wolverine. Il metallo chiamato
carbonadio annulla quel potere e così un singolo proiettile che lo colpisca nel
punto giusto può ucciderlo.
La killer non ha molti
di quei proiettili, costosissimi e difficili da preparare, a disposizione. Non
può permettersi altri errori, ma stavolta nessuno può avvisare Daken del
pericolo com’è accaduto l’altra volta.[1]
Stavolta la sua nuca è perfettamente inquadrata nel mirino. Morirà quasi senza
accorgersene.
Mi dispiace, pensa la
killer, non ho nulla di personale contro di voi, è solo lavoro. Con un gesto
fluido preme il grilletto.
Hong Kong, curioso
misto di Oriente ed Occidente che il Governo della Repubblica Popolare Cinese
ha lasciato pressoché intatto da quando ne ha ripreso il controllo nel 1999.
Kowloon, i Nove Draghi, è uno dei suoi distretti più famosi ed è in uno dei
suoi locali che entra una giovane donna attraente. Un po’ di teste si girano a
guardarla mentre si dirige con passo sicuro al bancone.
-Cosa posso servirle Miss?- le chiede il
barista.
-Un Vesper Martini - risponde lei -Sa come si
fa?-
-Tre parti di gin, una parte di vodka, mezza
parte di Lillet Blanc, una fetta lunga e sottile di scorza di limone, agitato,
non mescolato e servito in una coppa da champagne.- replica l’altro
-Bravo, non credevo davvero che lo conoscesse.-
-Me lo insegnò anni fa un cliente inglese.
Correva voce che fosse un agente del servizio segreto britannico.-
-Storia interessante. Chissà, magari lo
conoscevo anch’io.-
-Temo di non avere il Lillet Blanc, ma pare che
il Campari sia un ottimo sostituto.-
-Accontentiamoci.-
Il
barman finisce di preparare il cocktail e lo porge alla cliente. Mentre lei sta
per prendere il bicchiere una voce maschile si ode alle sue spalle:
-Fanne uno anche per me, Wang, e falli portare
entrambi al mio tavolo nel salottino. La signorina è mia gradita ospite.-
La
ragazza si volta per trovarsi davanti un Cinese attraente, decisamente in
ottima forma fisica che veste un impeccabile smoking scuro e le rivolge un
sorriso cordiale. Lei ricambia il sorriso e dice:
-La ringrazio per l’invito Mister…-
-Mi chiamo Shen Kuei e sono il proprietario di
questo locale.-
-Ah, il famoso Gatto, ho sentito parlare di
lei.-
Il
sorriso di circostanza sparisce dalle labbra dell’uomo mentre ribatte:
-Non uso più quel nome. Mi sono ritirato da
certi… affari.-
-Mi scusi se sono stata inopportuna. Mi chiamo
Honey Rider e sono di Kingston, Giamaica.-
Lui
la squadra con uno sguardo strano poi la prende a braccetto e la conduce in
vicino salottino. Una volta chiusa la porta il suo atteggiamento cambia. Il
tono cortese lascia il posto ad uno più duro e fermo.
-Può smettere di fingere Miss Rider o quale che
sia il suo vero nome, lei è un’agente del MI6 non è vero?-
La
ragazza sospira e replica:
-Non intendo negarlo. Sono qui perché ho
bisogno del suo aiuto.-
-Le ho già detto che sono uscito dal giro.-
Il
tono della giovane donna si fa molto serio:
-È stato Shang Chi a dirci di cercarla. Hanno
sparato a Clive Reston e sua moglie il giorno delle nozze[2] è noi
vogliamo trovare il bastardo responsabile.-
Shen
Kuei si fa più attento.
2.
Me ne sto in quello che piuttosto pretenziosamente chiamo il mio studio
a riflettere sui casi della vita quando entra una donna di bellezza non comune
e che conosco bene.
-Ho bisogno del
tuo aiuto Darryl.- mi dice.
-La ricca e
potente padrona del Coliseum ha bisogno dell’aiuto di uno scalcinato
investigatore privato che fatica a pagare i conti? Questa è bella.- replico in
tono sarcastico.
-Ho bisogno del
migliore... e quello sei tu.- ribatte Suzy Berengetti in tono mortalmente
serio. Fa una pausa poi aggiunge -Sean è ricercato dalla Polizia… per
omicidio.-
-L’ho sentito
dire. Avrebbe ammazzato a rasoiate una prostituta rimorchiata in un bar. Brutta
storia.-
-Sean è innocente,
ne sono certa -
-Ammiro la tua
convinzione ma ti ricordo che stiamo parlando di un bestione con un gran brutto
carattere… molto brutto.-
-Appunto. Magari
potrebbe perdere il controllo ed ammazzare qualcuno di botte ma un rasoio… non
è da lui.-
Argomentazione ragionevole… almeno fino
ad un certo punto.
-D’accordo,
diciamo che hai ragione e che qualcuno ha incastrato il tuo ragazzo…-
-Non è il mio
ragazzo, lui è… lasciamo perdere.-
Sogghigno divertito e proseguo
imperterrito:
-Mi stai chiedendo
parecchio Suzanne. Chi ha montato questa faccenda non gradirà la mia
interferenza e nemmeno la Polizia.-
-Ti pagherò il
triplo del tuo solito onorario, anzi il quadruplo.-
Faccio un fischio e replico:
-Affare fatto,
Suzy. Mi metto subito al lavoro.-
Lei tira fuori dalla borsetta il
libretto degli assegni e ne stacca uno dopo averlo riempito.
-Per le spese.- mi
dice porgendomelo.
Leggo la cifra e faccio un altro
fischio.
-Decisamente un
bell’incoraggiamento.- commento.
-Un’altra cosa…-
aggiunge Suzy -… conosco Sean e non se ne starà nascosto con le mani in mano:
cercherà anche lui di scovare chi gli ha fatto questo scherzetto e si metterà
ancora di più nei guai.-
-Tesoro, stai
parlando di uno che ha la stazza di un armadio a due ante, io mi preoccuperei
di più per chi cercasse di sbarrargli la strada.-
Suzy Berengetti replica facendo un
sorriso un po’ forzato.
L’elicottero atterra nei pressi di Tel Aviv.
L’uomo alto e segaligno dai capelli biondi e stopposi che indossa una camicia
con le maniche corte e pantaloni color sabbia balza a terra per primo poi si
volta verso la donna dai lunghi capelli neri avvolti in una bandana rossa come
la calzamaglia aderente sgambata e senza maniche che indossa.
Elektra
Natchios ignora la mano tesa e balza a sua volta al suolo. L’uomo abbozza un
sorriso e scrolla le spalle per poi incamminarsi verso un’auto dai vetri
oscurati. Si sposta per far salire la donna poi, dopo aver chiuso la portiera,
si sposta sull’altro lato e si siede accanto a lei.
Mentre l’auto parte,
l’uomo dice:
-La porteremo in una casa sicura dove potrà
riposare un po’ prima del volo che la riporterà negli Stati Uniti, Miss
Natchios.-
-Elektra.- precisa lei -Semplicemente Elektra.
La Miss Natchios di cui parla è un’altra donna e di certo non è qui in
Israele.-
-Come vuole.- replica l’altro -Non le ho detto
il mio nome.-
-Non è tenuto a dirmelo.-
-Mi chiamo Cohen, William Cohen.
-C.I.A. o Mossad?-[3]
-Ha importanza?-
-Immagino di no.-
Dopo
questo scambio di battute, tra i due passeggeri cala il silenzio per tutto il
resto del breve viaggio. Infine l’auto si ferma davanti ad una villetta in
mattoni bianchi. La casa sicura è stata raggiunta.
Le
autorità del Nevada si vantano di aver sradicato il Crimine Organizzato dai
casinò di Las Vegas. In buona parte è vero, ma ciò non vuol dire che sia
scomparso del tutto, però ha cambiato faccia: i vecchi gangster in doppio petto
e cappello Borsalino hanno ceduto il posto alle gang di strada. C’è chi dice
che le cose erano migliori prima. Non lo so e francamente me ne infischio.
Il nome sull’insegna è Desert’s Gentlemen’s Club ma
credetemi: non ci sono molti gentiluomini tra la sua clientela. Quando entro
nel locale Nellie sta terminando il suo numero ed è rimasta come mamma l’ha
fatta. Ci sono leggi, credo, che dovrebbero proibire il nudo integrale negli
spettacoli di striptease ma se esistono, qui non si preoccupano di osservarle…
o di farle osservare se è per quello. Del resto, anche la prostituzione è
illegale in tutta la Clark County ma pensate forse che per questo le prostitute
e i papponi se ne tengano alla larga?
Il mio ingresso non passa inosservato. Un po’ di
sguardi mi seguono mentre mi avvicino al bancone. Mi hanno riconosciuto, questo
è certo ma non credo che si precipiteranno a chiamare la Polizia, non sarebbe
nel loro stile, diciamo.
Il barman mi rivolge uno o sguardo apparentemente
annoiato mentre gli dico:
-Il solito, Andy…
doppio.-
Lui pone sul bancone un bicchiere di whisky ed un
boccale di birra scura e con noncuranza mi dice;
-Non mi aspettavo di
vederti qui stasera, Irlandese. Dicono che hai fatto fuori una tizia in un
hotel dello Strip ed hai anche pestato due poliziotti.-
-Si dicono tante cose.-
replico tracannando il whisky tutto d’un fiato -Non vuol dire che siano tutte
vere.-
-Troppo giusto.-
ribatte Andy poi aggiunge -Questo giro lo offre la casa.-
-Spero che la casa
offra anche qualche informazione tipo: a che ora me ne sono andato ieri sera ed
ero solo?-
Mi squadra come per decidere se sono serio o lo sto
prendendo in giro. Evidentemente decide per la prima ipotesi perché risponde:
-Nellie aveva terminato
il suo secondo spettacolo, quindi doveva essere passata la mezzanotte ed eri
solo. Non eri nemmeno ubriaco anche se avevi ingurgitato abbastanza alcool da
stendere un elefante. Non credo di averti mai visto ubriaco, ripensandoci.-
-Merito di un fisico
sano.- replico con un sogghigno.
Potrei aggiungere altro sul mio fisico sano ma non
sono affari di Andy o di chiunque altro dopotutto. Un rumore di tacchi mi
spinge a voltarmi. Nellie sta venendo verso di noi ancheggiando visibilmente.
Indossa una vestaglietta annodata in vita che fatica a contenere i suoi seni
generosi, uno spettacolo che apprezzerei di più in un momento ed uno stato
d’animo diversi.
-Mi offri da bere
straniero?- mi chiede con disinvoltura.
-Ma certo.- replico
-Dai alla signora quello che vuole, Andy e mettilo sul mio conto.-
Mentre sorseggia una tequila Nellie dice in tono
casuale:
-Dicono che hai
ammazzato una tizia l’altra notte.-
-Già.-
-Non sei stato tu.-
ribatte in tono sicuro -Non faresti mai una cosa simile.-
-Non esserne troppo
sicura, tesoro. Ci sono cose che non sai di me, cose che ti farebbero paura.-
-Oh, non dubito che tu
sia capace di uccidere e non mi sorprenderebbe sapere che lo hai fatto ma non
una donna e non in quel modo, ne sono certa.-
-Ti ringrazio per la
fiducia. Ora se riuscissi a sapere cosa è successo e quando ho incrociato
quella tizia...-
-Forse posso aiutarti
io.-
-E come?-
-Non ne sono
sicurissima, la foto che ho visto in TV non erano chiarissima ma credo proprio
che lei fosse qui ieri notte.-
Di colpo mi faccio più attento.
3.
Gli ospedali mettono
sempre tristezza, pensa Joy Meachum. Vorrebbe tanto essere altrove ma non ha
scelta: vuole sapere, deve sapere, e dal verdetto dipenderà una decisione difficile.
La
sola sorpresa piacevole è stata ritrovarsi Paul Denning davanti alla porta
pronto ad accompagnarla. È evidente che ha preso molto più seriamente di quanto
si aspettasse l’impegno preso con lei.
Non si conosce mai
davvero una persona, pensa Joy. Lei e l’uomo che conosce come Paul Denning, ma
è probabile che non sia il suo vero nome ma solo uno dei tanti che usa
abitualmente, sono quelli che vengono definiti con una punta di ipocrisia:
amici con benefici. In altre parole: vanno a letto insieme quando ne hanno
voglia e senza impegni reciproci. Joy si augura che le analisi del DNA
dimostrino che è lui il padre del figlio che porta in grembo perché
l’alternativa sarebbe decisamente peggiore.
-Ti ringrazio di essere venuto con me.- dice
Joy al suo accompagnatore.
-Avevo un po’ di tempo libero prima di partire
e mi andava di passarlo con te.- risponde lui con noncuranza.
Lei
lo fissa, poi scrolla la testa e sorride
-Dove andrai stavolta, qualche luogo esotico?-
chiede infine.
-Le Hawaii. Ti avrei portato con me ma non sarà
una vacanza, è una questione di lavoro e tu sai bene che il mio è un lavoro
pericoloso.-[4]
-Ma ben pagato suppongo.-
-Per la verità, ho accettato un compenso un po’
inferiore ai miei standard.-
-Ah! Immagino che ci sia di mezzo una donna
allora.-
Paladin
fa un sorriso sornione e replica:
-Due per la verità e piuttosto attraenti.-
Joy
si lascia andare ad una risata divertita poi ribatte:
-Non cambierai mai, Paul.-
Prima
che lui possa replicare, un'infermiera esce nel corridoio e si rivolge a Joy:
-Miss
Meachum,
venga.
Joy sospira.
La mia prima mossa
è parlare con un mio amico della Squadra Omicidi. So esattamente dove trovarlo
a quest’ora: un certo bar non troppo distante dalla Sede del Dipartimento di
Polizia Metropolitana di Las Vegas ed è proprio lì che lo trovo.
Non appena mi vede mi dice:
-Se mi vedono con
te, la mia reputazione crollerà, MacArthur.-
-Grazie delle
belle parole, Max.- ribatto sedendomi davanti a lui -Tu sì che sai come
rinforzare l’autostima altrui.-
-Falla corta e
dimmi qual è il problema stavolta: un altro marito infedele ha tentato di
accoltellarti dopo che l’hai sorpreso a letto con una ragazza?-
-Nulla del genere,
Max. Suzy Berengetti mi ha chiesto di…-
-… indagare
sull’omicidio di cui è accusato il suo capo della sicurezza nonché stallone
privato Sean Clinton McIntyre. Dovevo aspettarmelo.- completa il Detective Max
Starr con un sogghigno.
-Suzy… Mrs.
Berengetti è convinta che lui sia innocente.-
-La Berengetti è
tosta ma stavolta sarà dura per lei averla vinta. Il suo bello è stato sorpreso
tra le lenzuola insanguinate con una ragazza appena sgozzata e le sue impronte
sull’arma del delitto. Molto semplice.-
-Troppo semplice e
troppo facile, non credi? E guarda caso una telefonata anonima vi avverte che
in quella stanza è successo qualcosa. Molto opportuno e tempestivo… troppo.-
Lo sguardo di Max mi dice che la cosa
convince poco anche lui.
-E così, secondo
voi geni, McIntyre si è portato quella ragazza nella camera di un hotel, se l’è
sbattuta, le ha tagliato la gola perché non aveva niente di meglio da fare e
poi si è messo a dormire accanto al cadavere?- incalzo.
-Forse era troppo
ubriaco per rendersi conto…-
-Ma lo conosci
McIntyre? Ha un metabolismo fuori dall’ordinario, non sono affatto sicuro che
possa riuscire ad ubriacarsi.-
-E quindi cosa
vuoi dire: che lo hanno incastrato, magari drogandolo per fargli perdere i
sensi?-
-Come teoria non
mi pare affatto male.-
-Ma non basterà a
convincere il Procuratore Distrettuale, pensa di avere un caso solidissimo.-
-Balle! Io posso
riuscire a demolirlo. Tanto per cominciare voglio sapere tutto sulla vittima.
Nella sua vita deve esserci qualcosa che ha condotto il vero assassino fino a
lei.
Lo sguardo di Max si fa di colpo più
cupo poi mi chiede:
-Quindi non lo sai
ancora?-
-Sapere cosa?-
-Era la segretaria
di Eva King.-
Al sentire quel nome mi sento come se
qualcuno mi avesse ficcato un ferro rovente nello stomaco e ce lo stesse
sadicamente rigirando. Improvvisamente so che sto per ficcarmi in un guaio
davvero grosso.
L’uomo grande e grosso dai folti baffoni neri
che indossa uno smoking con giacca nera le cui cuciture sembrano sul punto di
esplodere da un momento all’altro si aggira per il salone affollato fermandosi
solo per afferrare una coppa di champagne o un bicchiere di whisky dal vassoio
di qualche cameriere per poi posarlo dove gli capita non appena lo ha svuotato.
-Non si sta divertendo, Mr. Garrett?-
A
parlare è stata una donna dai lunghi capelli castani che indossa un abito di
Versace. Non è il tipo che passa inosservato: oltre ad essere decisamente
attraente, ha anche un tatuaggio a forma di croce a sulla guancia destra.
-Come no?- ribatte John Garrett -Adoro i party
con un buffet ricco e tanti superalcolici a disposizione, specie quando non
sono io quello che paga.-
-Non dimenticare il vero motivo per cui sei
qui, John.- replica la donna in tono più colloquiale.
-Non dimentico mai nulla mia cara Astrella. Il
tuo caro fratellino è sempre sotto il mio controllo e quello della mia amica,
vedi?-
Garrett
indica con lo sguardo un uomo ancora giovane dai capelli castani, fisico tonico
e sorriso carismatico che sta conversando con un gruppetto di persone mentre
poco distante una donna dai vaporosi capelli biondi con un vestito nero
scandalosamente corto ed orecchini a forma di croce lo sta osservando.
-Mi auguro che sia tu che Chastity sappiate
bene quel che dovete fare.-
-Non preoccuparti di questo, baby. Piuttosto
dimmi chi è quella pollastra dai capelli rossi che sta parlando con tuo
fratello Rex. Non è più di primo pelo ma è decisamente appetibile.
Astrella
Carpenter storce la bocca e poi risponde:
-È Lucille Abadon, Supervisore della Contea e
candidata alla carica di Governatore con più che buone probabilità di farcela.
Ti consiglio di non provarci con lei: non credo che sia il tipo che
accetterebbe le tue pesanti avances, potresti beccarti una denuncia per
molestie sessuali.-
-Non sarebbe la prima e dimostrerebbe che sono
un uomo importante non credi? Di questi tempi non sei nessuno se una donna non
ti denuncia. Comunque non è per quello… non solo per quello, d’accordo… che ti
ho chiesto di lei ma perché ha qualcosa, qualcosa che…-
-Che…-
Garrett
scuote la testa e replica:
-Non lo so ma mi fa tornare alla mente vecchi
ricordi e non sono piacevoli.
4.
La
villa di Damian King è appena fuori dai confini cittadini e si riconosce subito
perché il suo cancello è sormontato da un’enorme corona dorata. Che è anche il
logo della sua società, che possiede e gestisce ire
un po’ di locali nello strip e fuori. Nessuno sa esattamente quanto sia ricco
ma di sicuro lo è parecchio. È amico personale del Sindaco di Las Vegas, ha
finanziato personalmente ed attraverso prestanome l’ultima campagna elettorale
del Governatore del Nevada. Insomma, avete capito il tipo. Tra l’altro si è
trovato - o dovrei dire: comprato? - una bella moglie trofeo di almeno
trent’anni più giovane di lui, un bel pezzo di figliola che prima di sposarlo
lavorava in uno dei suoi locali di lap dance, un tipino molto pepato da quanto
ne so. La ragazza morta che mi sono ritrovato nel letto lavorava per lei a
quanto pare, il che vuol dire che Mrs. King dovrà rispondere ad un bel po’ di
domande.
Scavalcare la recinzione è un giochetto da ragazzi per
me. Con un salto scavalco il muro di cinta evitando i sensori che sicuramente
ci sono ed atterro nel giardino. Capisco subito che c’è qualcosa che non va:
troppo silenzio, non mi piace.
La porta a vetri della veranda è spalancata, la cosa
mi piace sempre meno. Getto alle ortiche la prudenza ed entro. King giace
disteso nel bel mezzo del salone con la testa girata in modo innaturale. Mi
avvicino e mi chino su di lui. Gli hanno spezzato il collo, per essere esatti,
glielo hanno tirato come ad un tacchino. È freddo e rigido come un baccalà. Non
sono un medico ma direi che è morto da parecchio.
Un
certo quadro della situazione comincia a formarsi nella mia testa ma non ho il
tempo di pensarci perché alle mie spalle echeggia un grido di donna. Faccio
appena a tempo a voltarmi che un energumeno di colore con la divisa da autista
mi piomba addosso e prima che possa reagire mi rifila un pugno che mi sbatte
contro una parete.
La
mia solita fortuna: a giudicare dalla stazza deve essere pieno di steroidi o,
peggio ancora, aver subito un trattamento potenziante da quel tipo che crea
superumani: il Power Broker. Beh, nemmeno io sono un peso piuma se è per
quello.
L’autista
mi carica di nuovo come un rinoceronte infuriato. Mi scanso appena in tempo ed
il suo pugno apre un buco nella parete alle mie spalle. Power Broker
decisamente.
Gli
sferro un pugno al plesso solare e lui barcolla all’indietro. Mi guarda
sorpreso, non si aspettava che fossi forte quanto lui. Digrigna i denti e
riparte all’attacco. Deve avere una certa esperienza come pugile ma anch’io non
me la cavo male. Siamo in stallo per un po’, chissà per quanto potremmo andare
avanti.
Improvvisamente
sento le sirene della Polizia in lontananza. Deve averla chiamata la donna, Eva
King senza dubbio. Non posso restare a farmi affibbiare un altro omicidio, devo
darmela gambe subito. Concentro tutte le mie energie in un ultimo pugno al
mento del mio avversario e poi balzo verso l’esterno.
Oltrepasso
rapidamente il vialetto d’ingresso ed il cancello lasciato aperto. Devo sparire
prima che arrivi la Polizia, ma come?
Un’auto
si ferma davanti a me ed il guidatore grida:
-Salta su, svelto!-
Lo conosco: è Darryl MacArthur, un investigatore che
ogni tanto lavora per il Coliseum, che ci fa qui? Ho una mezza idea ma non è il
momento di approfondire. Salto a bordo e Darryl riparte a tutta velocità.
L’alba è sorta da un po’ su Isla Suerte nei Caraibi, quando
Lindsay McCabe scende per la colazione. Nella cucina del bungalow sulla
spiaggia la stanno già aspettando la sua compagna Jessica Drew e il misterioso
Rick Mason.
-Un po’ di caffè? Le chiede quest’ultimo.
-Sì, grazie.- risponde la ragazza -Un po’ di
caffeina mi potrebbe essere utile. Voglio essere ben sveglia quando arriveranno
i guai… perché arriveranno, non è vero?-
-Tarantula Nera non ha certo gradito lo
scherzetto che gli ho combinato di recente e vorrà vendetta.-[5]
risponde Mason -Ma voi non c’entrate: è me che vuole.-
-Non proprio.- ribatte Jessica -La sua
amichetta, la Regina Ragno, ed io abbiamo diversi conti in sospeso e lei sa che
sono la Donna Ragno. Verrà a cercare anche me, ne sono certa.-
-E quindi mi darete una mano?-
-Tutti per uno, uno per tutti, non si dice
così?- replica, sorridendo, Lindsay.
Mentre ci allontaniamo dalla Villa di Damian King mi rivolgo a Sean
McIntyre:
-Chi ti ha fatto
l’occhio nero?-
-Un bestione nero
in tenuta da autista.- risponde lui.
-Mannix, un ex
pugile che è anche la guardia del corpo, ma direi anche il fedele cagnolino di
Eva King.-
-Credo che abbia
tirato il collo al vecchio King, probabilmente su istigazione della bella
mogliettina.-
Mastico amaro prima di ribattere:
-Sei bravo a
metterti nei guai eh?-
McIntyre sogghigna e replica:
-Me lo dicono da
quando ero ragazzo, immagino che sia vero. Piuttosto, dimmi: che ci facevi da
queste parti proprio al momento giusto?-
-La tua bella è
convinta che tu sia innocente e mi ha ingaggiato per provarlo. Quando ho saputo
che la ragazza morta era la segretaria di Eva King ho pensato che dare
un’occhiata da queste parti fosse una buona idea.-
-La stessa che ho
avuto io. Chissà… se tu fossi arrivato prima di me, magari avrebbero appioppato
l’omicidio di King a te.-
-Ci sarebbe
mancata solo questa!-
-Aspetta… io sono
a Vegas solo da poco tempo ma mi pare di aver sentito dire che tu ed Eva King
avete avuto una storia anni fa.-
-Acqua passata.-
ribatto forse con troppo enfasi.
-Se lo dici tu…-
-Dove devo
scaricarti?-
-Da Nellie Calhoun
andrà bene.-
Sogghigno a mia volta e commento:
-Mr Berengetti lo
sa che frequenti una puledrina di razza come quella?-
-Quel che faccio
nel mio tempo libero è solo affar mio e lo stesso vale per lei.-
-Capisco. Un buon
accordo finché funziona.-
Restiamo in silenzio fino alla fine del
breve viaggio. Arresto l’auto davanti ad una palazzina proprio nel momento in
cui davanti al portone d’ingresso si ferma uno schianto di ragazza dai lunghi
capelli biondi parzialmente coperti da un cappello Stetson e che indossa una
camicetta a quadretti annodata sul seno, un paio di shorts in jeans che
sembrano disegnati sul suo sedere e stivali.
Scendiamo dall’auto e lei quando ci
vede fa un sorrisetto malizioso.
-Non ditemi che
voi due maschioni siete qui per me.!- esclama.
-McIntyre ha
bisogno di un posto dove stare stanotte. Un posto dove la Polizia non venga a
cercarlo.- dico.
-Ed ha pensato
alla piccola Nellie? Sono lusingata. Per me è ok… se prometti di non russare.-
-Farò del mio
meglio.- replica McIntyre -Non voglio, però metterti nei pasticci.
-Tranquillo, gli
sbirri non rompono mai le scatole a noi ragazze della notte in questa zona
della città, c’è una specie di accordo.-
-Ma questa volta
potrebbe non valere.- intervengo io -Hanno ucciso il vecchio King e McIntyre è
ancora una volta il maggiore indiziato.-
Nellie fa un fischio e commenta:
-Sei proprio uno
specialista nel metterti nei guai! Non restare qui in piena vista, entriamo.-
-Vi lascio
allora.- dico.
-Se vuoi restare
non è un problema per me.- replica Nellie ammiccando.
-Sarà per un’altra
volta, tesoro.- ribatto sorridendo.
Risalgo a bordo della mia auto e mi
allontano rapidamente. Ho un po’ di cose a cui pensare e voglio farlo da solo.
5.
In
un salottino privato del suo locale di Hong Kong l’uomo di nome Shen Kuei
aspetta che la cameriera coi drink sia uscita poi si rivolge alla sua ospite,
la ragazza britannica che ha detto di chiamarsi Honey Rider:
-Ha detto che hanno sparato a Reston e sua
moglie, come stanno?-
-Lui ne è uscito quasi senza un graffio ma lei…
al momento è in coma e non si sa ancora se ne uscirà.-
-Capisco… avete dei sospetti?-
-Il primo che verrebbe alla mente è che sia
stata una vendetta dei seguaci di Fah Lo Suee per la cattura della loro
leader.-
Il
Gatto scuote la testa e replica seccamente:
No! Quella è gente che ti fa trovare uno scorpione
nel letto o manda un orango addestrato a farti a pezzi. Un banale agguato con
armi da fuoco non è nel loro stile.-
-Esattamente quello che ha detto Shang Chi. Ha
detto che il Si-Fan firma sempre i suoi delitti. Secondo lui dobbiamo cercare
tra gli altri nemici di Reston. Il problema è che non sono pochi. M ha dato al
caso priorità assoluta.-
-M?-
-York Mitchell, il nuovo capo del S.I.S., si
firma così. Dice che gli ricorda tempi migliori e lo capisco.-
-Davvero? Lei non è troppo giovane per aver
vissuto quei tempi?-
-Ho i miei motivi. Ciò che conta adesso è: mi
aiuterà?-
Shen
Kuei rimane silenzioso qualche istante poi dice:
-Ho un debito d’onore con Shang Chi per aver
protetto la vita di mio figlio[6] e
Clive Reston è sempre stato onorevole. Conti sul mio aiuto Miss Rider.-
La
ragazza fa un sospiro di sollievo.
Nel
suo ufficio al Police Plaza Uno il Tenente Molly Von Richthofen della Divisione
Buoncostume esamina ancora una volta il file della più grossa operazione anti
sfruttamento della prostituzione forzata che sia mai capitato che alla sua
divisione.[7]
Normalmente gli ufficiali come lei si limitano a dirigere i detective ma lei
non è il tipo da scaldare le sedie, le piace andare nel cuore dell’azione. Sa
bene che deve la sua promozione a due concomitanti circostanze: il precedente
Commissario aveva tentato di molestarla sessualmente ed al Dipartimento faceva
comodo avere una lesbica in una posizione di comando per dimostrare la sua
assenza di pregiudizi, oltre che evitare una causa ovviamente. Molly è
consapevole di non essere simpatica a quasi nessuno dei detective che lavorano
con lei ma non le importa, o almeno così dice a se stessa, finché fanno bene il
loro lavoro.
Le
sue riflessioni sono interrotte da qualcuno che bussa alla porta.
-Avanti!- dice.
Un
agente in uniforme apre la porta e dice:
-Abbiamo visite, Tenente.-
-Visite?- ripete Molly perplessa.
Prima
che l’agente possa aggiungere qualcosa, una giovane donna dai lunghi capelli
color biondo veneziano[8]
che porta grandi occhiali rotondi ed indossa un tailleur nero entra nella
piccola stanza tendendo la mano destra verso Molly.
-Agente Speciale Donna Brandon, F.B.I.- si
presenta.
Alle
sue spalle spunta un'altra donna che potrebbe quasi esserne la gemella se non
fosse che i capelli sono color biondo miele ed il tailleur è blu.
-Io sono l’Agente Speciale Katherine Carter
dell’I.C.E.- dice a sua volta.
-I.C.E.?-
-Sta per Immigration and Custom Enforcement.-
spiega la nuova arrivata.
-Lo so per cosa sta.- ribatte Von Richthofen
-Quel che vorrei sapere è cosa c@§§o fate qui?-
-Io sono qui perché il Bureau sta indagando su
un traffico di esseri umani provenienti perlopiù dall’Est Europa ma non solo in
cui sarebbe coinvolto Tiberiu Bulat che è ricercato per crimini contro
l’Umanità.- spiega Donna Brandon.
-Ed io sono qui praticamente per lo stesso
motivo. Far entrare illegalmente donne nel territorio nazionale e trattenerle
in stato di schiavitù per farle prostituire sono crimini federali che tocca
all’I.C.E. perseguire.- aggiunge Katherine Carter.
-Cos’è, una specie di scherzo? Voi due mi state
prendendo in giro?- sbotta Molly.
-Non sono sicura di capire.- replica, prudente,
Donna Brandon.
-Volete rubarmi il caso, non è così?- ribatte
la detective -Se i vostri superiori pensavano che affidando la cosa a due
gnocche mi avrebbero trovato più malleabile, hanno fatto male i loro conti.-
-Io sono interessata solo a catturare Tiberiu
Bulat- ribatte Donna Brandon -il resto non m’interessa e sorvolerò anche sui
suoi commenti inappropriati.-
-Commenti inappropriati?-
-Personalmente odio i conflitti di
giurisdizione. Non potremmo collaborare?- interviene -Katherine Carter
-Uhm.- bofonchia Molly. -La cosa non mi
entusiasma ma ho scelta?-
-Temo di no.- replica la bionda.
Parcheggio l’auto davanti alla sede della Polizia e mi dirigo
all’entrata. Con un po’ di fortuna Max Starr sarà ancora lì e potrebbe darmi
qualche informazione, nel peggiore dei casi mi caccerà fuori a calci, che ho da
perdere?
Improvvisamente la vedo: Eva, bella
come sempre, come una dea, ed il respiro mi si mozza in gola mentre il cuore
accelera i battiti. Sono passati anni e mi fa ancora quest’effetto. Sta
parlando con un detective, Jeff O’Rourke, quel tipo di poliziotto che non
vorreste mai conoscere, marcio fino al midollo, e sembra in buoni rapporti con
Eva ed il suo autista.
Lei si volta e sorride poi mi saluta:
-Ciao, Darryl, ti
trovo in forma.-
Sta dicendo sul serio o mi prende in
giro? È sempre stato difficile capirlo con lei.
-Se intendi dire
che non ho più l’aria di uno che è pieno di alcool fino agli occhi, hai
ragione.- replico -Sono sobrio da più di un anno.-
-Davvero? Ne sono
contenta. Mi è dispiaciuto quando ti hanno radiato dall’albo degli avvocati.-
È sincera? Ed ha importanza? Eva mente
con la stessa naturalezza con cui respira, è nella sua natura ed io l’ho
imparato nel modo più duro.
L’autista la prende per un braccio e le
dice:
-Dobbiamo andare,
signora.-
-Certo, certo.-
replica lei -Ci vediamo Darryl.-
Certo, come no? La osservo andar via e
mille pensieri mi si affastellano nella mente finché la voce di O’Rourke non li
interrompe:
-Non è per te,
MacArrthur, non lo è mai stata.-
-Lo so.- sussurro
e gli volto le spalle.
Com’era prevedibile, Max Starr non ha
molto da dirmi. Se non fossimo vecchi amici e Suzy Berengetti non fosse una
persona che conta in questa città forse non mi avrebbe nemmeno ricevuto. Quando
esco so solo che il vecchio King è morto per rottura delle vertebre cervicali.
Salgo in auto e guido fino al mio appartamento. Una buona notte di sonno
mi potrebbe aiutare a capirne di più su questa ingarbugliata faccenda anche se
qualche idea sto già cominciando a farmela e non mi piace per niente.
Parcheggio l’auto in garage e risalgo
sino al mio appartamento. Appena entrato mi sbarazzo della giacca e mi dirigo
in camera da letto. Accendo la luce e rimango impietrito: Eva King è sdraiata
nuda sul mio letto. Sorride e con quella sua voce roca che ricordo fin troppo
bene dice:
-Ho bisogno di
aiuto, Darryl, ho bisogno di te.-
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Cosa
posso dire?
1)
La
storia principale di quest’episodio è chiaramente ispirata alla famosa serie
Sin City di Frank Miller ed i personaggi, praticamente tutti di mia creazione a
parte Suzy Berengetti ed in parte Sean Clinton McIntyre, sono ispirati ai personaggi
di quel serial. A voi riconoscerli. Per l’ambientazione ho scelto Las Vegas
perché uno dei suoi nomignoli è, appunto, Sin City.
2)
Suzy
Berengetti è stata creata da Peter David & Jeff Purves su Incredible Hulk
Vol. 1°#347 datato settembre 1988.
3)
Chi
è Sean Clinton McIntyre? Qualcuno di voi potrebbe averlo intuito, gli altri
dovranno aspettare un po’.
4)
L’Agente
del F.B.I. Donna Brandon è una mia creazione originale anche se trae ispirzione
da vari personaggi del genere.
5)
L’Agente
dell’I.C.E.. Katherine Carter, invece… beh, diciamo che è un personaggio molto
vecchio di cui nessuno di voi probabilmente nemmeno conosce l’esistenza ed è
qui utilizzato in un modo del tutto insolito. Prima che me lo chiediate: no,
non è imparentata con Sharon Carter… almeno a quanto se ne sa. -_^
Nel prossimo episodio:
continua la nostra passeggiata nella Las Vegas noir. Nel frattempo Cigno Nero
ed Elektra si confrontano con scomode verità. In più: il ritorno di Clive
Reston e qualche altra novità.
Carlo
Carlo
[1] Nell’episodio #97,
[2] Lo avete letto nel #100 mi auguro.
[3] HaMossad leModi'in uleTafkidim Meyuchadim: Istituto per l'intelligence e servizi speciali, più noto semplicemente come Mossad è uno dei servizi segreti dello Stato d’Israele.
[4] Se volete saperne di più, leggete Vendicatori Segreti #35/36.
[5] Nell’ultimo episodio.
[6]Nell’episodio #75.
[7] Sempre nell’ultimo episodio.
[8] Tonalità di biondo tendente al rosso.